Racconti dell’’età del jazz di Francis Scott Fitzgerald: splendori, glamour e miserie dei folli e ““ruggenti”” anni venti


Paola Nizzoli

Scrittore appartenente alla generazione di giovani artisti ribelli contro il provincialismo della vita americana che Gertrude Stein definì la “generazione perduta”, Francis Scott Fitzgerald incarnò  perfettamente, nella vita personale e nella carriera letteraria, le alterne vicende di quel decennio cruciale della storia americana, l’Età del Jazz, della quale descrisse mirabilmente i fasti, il glamour, l’energia, la frenetica voglia di vivere dopo la fine della guerra, il sogno, ma anche la disillusione e le tragedie individuali e collettive che ne seguirono. Molti dei racconti giovanili colgono, spesso con lucida e a volte malinconica intuizione –  al di là della frenesia folle, della “più grande e vistosa baldoria della storia”, dello stordimento collettivo –  segnali inquietanti della imminente catastrofe, il crollo di Wall Street, che sfocerà in quella che sarà tristemente nota come la Grande Depressione.