Scrittrici tra due mondi: Jhumpa Lahiri, Chimamanda Ngozi Adichie e la letteratura postcoloniale


Beatrice Spallanzani

Due tra le voci più significative e originali della narrativa contemporanea, vincitrici di numerosi premi internazionali, due giovani autrici di origini diverse, accomunate dall’appartenenza a popoli che hanno conosciuto l’alienante esperienza della dominazione  coloniale. Pur avendo storie personali differenti (Lahiri è figlia di bengalesi immigrati nel Regno Unito, poi trasferitisi negli USA; Adichie, nata e cresciuta in Nigeria, vive ora tra questo paese e gli USA), nei romanzi e nei racconti di entrambe emerge l’esperienza dello spaesamento e della perdita delle radici, del problematico rapporto dei giovani immigrati con la cultura dei padri e dello spossessamento della propria lingua, con la mortificante certezza di appartenere a un mondo culturale ed economico considerato subalterno e marginale. I protagonisti dei racconti delle due autrici, come le autrici stesse, vivono tutte le laceranti contraddizioni dell’essere in bilico tra due mondi, tra l’orgoglio misto a insofferenza per le proprie tradizioni e l’attrazione, ma anche il rifiuto, dei valori del mondo nuovo.