Il denaro nella letteratura


Simonetta Teucci

La figura dell’avaro permea di sé romanzi, novelle, racconti, commedie. AURI SACRA FAMES. Se Virgilio usa una mesta invettiva, Molière e Goldoni ci regalano ritratti di avari eccellenti per non parlare del verismo di Balzac, Zola, Verga che frugano nella psiche di signorotti arricchiti, di bifolchi e banchieri, di sartine e impiegatucci.…Qui si fa strada la lotta per il denaro, per averne di più, a qualunque costo. La ruberia, l’inganno, il ricatto.…tutto serve: lo scopo è dunque il denaro e la sua ostentazione, prima che il suo uso, oppure la sua tesaurizzazione: la roba di Mastro Don Gesualdo. Per Papà Goriot il denaro è la vita: assicura la sopravvivenza ma anche la devasta. Un moloch terribile. Leggendo L’Argent di Zola vi si trovano squarci insospettati sul denaro come speculazione, come dannazione sociale: è la speculazione finanziaria a essere messa sotto accusa, la cosiddetta finanza creativa, tanto in voga oggi, teorizzata da economisti incompetenti e praticata da amministratori sventati interessati più alle proprie sorti che a quelle dei propri amministrati.