Elogio della modernità. Da Turner a Picasso


INCONTRI CON L’ARTE

Elogio della modernità. Da Turner a Picasso

Conversazione di Flavio Caroli

ll celebre critico John Ruskin raccontava spesso che la sua amica Lady Simon, di ritorno dal Devonshire durante un temporale, aveva visto in treno un passeggero alzarsi all’improvviso, aprire il finestrino e sporgere la testa. Finalmente rientrato, il volto fradicio e grondante di pioggia, l’uomo aveva detto “Volevo osservare lo spettacolo”.
Nel 1844, alla Royal Academy, Lady Simon avrebbe visto gli effetti di quel viaggio in un dipinto, “Pioggia, vapore e velocità” di William Turner. Era lui, quel “curioso” passeggero.
È questa, secondo Caroli, una delle primissime esplosioni della modernità “dentro” un’opera d’arte. Prima delle precipitazioni futuriste, delle scomposizioni cubiste, delle deformazioni espressioniste e delle fantasmagorie surrealiste, prima delle acque palpitanti di Monet e dei cieli vorticosi di Van Gogh, prima che insomma la multiforme orda delle avanguardie inondasse il campo dell’arte spazzando via ogni regola codificata, c’era la velocità di questo treno lanciato nella brughiera in un turbinio di pioggia e vapore, sempre sul punto di travolgere la piccola lepre che lo precede annaspando sui binari, immagine della natura e forse del mondo finora conosciuto.
E da qui Caroli parte, attraversando a grandi falcate l’arte del tardo ‘800 e della prima metà del ‘900, sulle tracce dei movimenti e dei singoli eroici artisti che «decisero di obbedire a una pulsione creativa in contrasto con la tradizione e con il pensiero del corpaccio borghese dal quale proveniva. Per la prima volta, un artista desiderava essere non il cantore della propria società, ma il profeta solitario che avrebbe forse guidato le anime della società del futuro».

Il libro Elogio della modernità. Da Turner a Picasso è edito da Utet