Lunedì 6 ottobre 2025 ore 17.30, Aula Magna Manodori UNIMORE
«Noi fummo i Gattopardi». Il cinema di Luchino Visconti per il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
con Fernando Gioviale
Riprendiamo in mano Il Gattopardo, contestato e poi trionfante “romanzo”: si tratta infatti di una narrativa “ibrida”, quasi un ensemble di novelle sia per certa discontinuità d’intreccio sia per la sconvolgente cronologia delle Parti conclusive: la settima “saltando” dal 1862 al 1883 (la morte del Principe di Salina), l’ottava sbalzandoci addirittura nel 1910 («Chi andava a far visita alle vecchie signorine Salina […]»). Le polemiche, soprattutto da Sinistra (dopo “il gran rifiuto” di Elio Vittorini, che non accolse l’unico romanzo del principe/scrittore palermitano né in Mondadori né, a maggior ragione, nei “Gettoni” Einaudi), per quello che parve un asse ideologico conservatore e passatista, si rinfocolarono allorché (1963) Luchino Visconti ne trasse il suo gioiello filmico (ma come, un aristocratico di fede comunista – La terra trema (1948), Rocco e i suoi fratelli (1960)… – dava fiato ulteriore al “reazionario” Lampedusa?). Poi intervenne Palmiro Togliatti, segretario generale del Partito Comunista Italiano, che con le sue lodi sedava i concreti furori: ma c’è ancora chi autorevolmente sostiene che il Lampedusa ebbe la fortuna (più che postuma, se postumo era già il capolavoro del 1958, garantito da quel Giorgio Bassani che nel 1957, sempre per Feltrinelli, aveva pubblicato Il dottor Živago di un “maledetto” Pasternak) d’imbattersi in un Maestro di cinema! Personalissima la reinterpretazione viscontiana, che elimina le due Parti “fuori tempo”, e quasi per intero la quinta (padre Pirrone nel natìo paesino di S. Cono), dilatando melodrammaticamente l’episodio del ballo a Palazzo Ponteleone a quasi un terzo dell’intero film, che in tal modo si chiude.