Il potere femminile: dee, regine e principesse


«Le donne dimmi, e le storie e gli amori».  Le figure femminili nel mondo degli eroi
con Giuseppe Zanetto, Andrea Capra, Cecilia Nobili; letture di Maria Antonietta Centoducati, Franco Ferrari

Il potere femminile: dee, regine e principesse

Elena: catastrofe e guerra. Ma la regina di Sparta è una pedina di un piano divino, concepito per annientare gli eroi. Nell’Iliade ci appare triste e dolce. La vediamo al telaio: come un alter ego del poeta, intesse con arte le gesta e le sciagure della guerra, prima di salire il letto – obbligata da Afrodite – di un uomo fatuo, che non ama più. Priamo ed Ettore, i più grandi, ne capiscono il dramma, che appare ancor maggiore a confronto dei crucci di Afrodite: se, con Elena, la dea ci appare violenta e spaventosa, la vediamo però, ferita in battaglia, cercare comicamente la consolazione della mamma. Elena torna poi nell’Odissea, a Sparta: regina saggia e maestra di malie, con le parole e i filtri magici, racconta a Telemaco le gesta del padre, che le seppe resistere. Il poema è però dominato da dee liminali che, diversamente da Elena, rappresentano i pericoli del potere seduttivo: così Circe, Calipso e le Sirene, volti diversi di una stessa minaccia, non del tutto assente neppure nella dolce Nausicaa. La divinità brilla invece nel sorriso dell’intelligenza quando Atena si rivela al suo Odisseo e si compiace della sua astuzia, proprio come lo stesso Odisseo ammira l’ingegno di Penelope. Elena e Afrodite, anzi Venere, riappaiono anche nell’Eneide, molto lontane da Omero. Troia brucia, Elena è un Erinni greca e maledetta, che scatena l’ira di Enea, qui novello Achille; ma l’impulso a ucciderla è frenato proprio da Venere. La madre dea è però distante e inafferrabile, e solo per un attimo rivela al figlio Enea la bellezza arcana insieme all’ineluttabile realtà del potere divino. Didone è un altro volto della regalità femminile: ma Virgilio ci mostra molto più la donna innamorata che non la regina maestosa, quale appare in tradizioni diverse, fra le genti soggiogate dai Romani.