L’Italia nella globalizzazione


Agostino Giovagnoli

Prima del collasso del sistema politico nei primi anni novanta – con la nascita della cosiddetta Seconda Repubblica – il corso della storia italiana è cambiato in profondità anche se non in modo immediatamente visibile. Questo cambiamento è legato alle grandi trasformazioni degli equilibri mondiali sotto la spinta della globalizzazione. In realtà, già a partire dalla Seconda guerra mondiale era iniziato un processo di progressiva integrazione dei mercati internazionali promosso e guidato dagli Stati Uniti, cui si contrapponeva il blocco sovietico. Ma – mentre era ancora in corso la guerra fredda – prima gli Stati Uniti hanno smesso di svolgere il ruolo di supremo garante dell’economia mondiale (fine della parità dollaro-oro) e poi un gruppo di paesi dell’ormai ex Terzo Mondo ha assunto un ruolo determinante su questo terreno (shock petrolifero). Ne è scaturita una ristrutturazione profonda dell’economia mondiale che la storiografia internazionale pone all’origine del periodo storico in cui viviamo, imperniato sulla emersione di grandi aree – monetarie ed economiche, ma anche culturali e politiche – legate tra loro da rapporti instabili e potenzialmente conflittuali. Il “nuovo disordine mondiale” ha stimolato l’affermazione del progetto neoliberista (Thatcher e Reagan), provocato il collasso dell’Urss e posto l’esigenza di un nuovo corso europeo. Si colloca in tale contesto l’inizio di un declino italiano che il sistema politico non è stato in grado di fronteggiare e che ha portato al collasso dei primi anni novanta. Ma la Seconda Repubblica non ha saputo rispondere a questi problemi e oggi le questioni aperte negli anni settanta sono ancora davanti a noi.