“Il richiamo della foresta” di Jack London


Franco Nasi

La Wildeness è uno dei “luoghi” che ricorrono più frequentemente nell’immaginario letterario americano. Il termine è difficile da tradurre in italiano: wilderness può indicare le foreste misteriose che si estendevano oltre le porte degli insediamenti dei primi coloni puritani nel New England del Seicento; oppure è impiegato per descrivere gli sterminati e desolati territori delle frontiere del Far West o gli immensi e meditativi oceani dei cacciatori di balene. Jack London è stato uno dei massimi narratori della wilderness. Alcuni dei suoi racconti ambientati fra i ghiacci del Klondyke, durante la grande corsa all’oro di fine Ottocento, come il classico romanzo breve “Il richiamo della foresta” o il racconto “Costruire un fuoco”, non si limitano a descrivere questa natura incontaminata, ma sono storie avvincenti che ci catturano con la loro dinamicità e il loro ritmo narrativo. Consentono inoltre a London di scandagliare l’animo umano, guidato troppo spesso da cieca tracotanza e ambizione, e di riflettere sul rapporto tra civiltà e natura assumendo un punto di vista insolito: quello del cane, della natura, della wilderness.