Due sguardi sul romanzo, alle soglie di due secoli


Luigi Weber

Sono trascorsi poco meno di cento anni da quando György Lukács pubblicò il suo celebre “Teoria del romanzo”, e sono passati pochi mesi, invece, da quando un libro omonimo, pubblicato dall’italiano Guido Mazzoni per il Mulino (nel 2011), ha avuto l’ormai rarissimo omaggio di essere tradotto in inglese, per la prestigiosa Harvard University Press, e diffuso nel mondo – spesso sdegnoso ed elitario – degli studi di narratologia e storia del romanzo di marca anglosassone. Da questo lunghissimo arco, da questo confronto, iscritto nelle cose e nei titoli, tra il pensiero di un giovane Lukács, quasi coetaneo dei maestri che rinnovarono il romanzo novecentesco (i canonici Mann, Joyce, Proust, Kafka, Musil, Broch etc.), e il nostro Guido Mazzoni, che guarda a un Novecento terminato, e perfino a un nuovo secolo in formazione, può e forse deve prendere le mosse un ragionamento su ciò che il XX secolo ha dato alla narrativa, e ciò che essa ha dato a tutti noi.